mercoledì 5 dicembre 2007

E Bruno sfidò gli Scout d'Europa

Per rendere un po’ più attivo questo blog, ho pensato di raccontare un episodio che alcuni di voi conoscono bene, oppure lo hanno rimosso nella polvere degli anni passati. Già perché qui di anni ne sono passati ben nove, ed è il 1998 l’anno di questo racconto attorno al fuoco (nonostante gli effetti furono comici e sembra più un racconto da cabaret). Io ero cpsq dei “Castori”, branco di terribili pesti ed eroi scassati, e con noi c’erano i “Leoni” (a capo Pala e i suoi operai ribelli), gli “Orsi” (a capo Matteo), infine i “Lupi” (boss Michele e i suoi scagnozzi dalle poche parole), il campo estivo era quello di “Villavallelonga”, agosto 1998, se non sbaglio uno dei più lunghi mai fatti dal RM12. Chi ne fu partecipe, sa già dove voglio andare a parare: sto raccontando di quella volta che Bruno, orso dall’accento abruzzese, sfidò gli scout d’Europa prima rompendo i maroni cercando cibarie nella nostra immondizia, poi rincorrendomi sulle montagne dell’Aquila. Non possiamo negarlo, il campo estivo del ’98 fu accompagnato da altri tristi avvenimenti, fra cui una terribile discussione post-campo con i genitori per certi scandali ridicoli, ma la Leggenda di Ciaffaroni che si è perso è forse un classico degli ultimi anni, di cui sono sicuro molti stanno già ridendo, altri si guardano imbarazzati chiedendosi: “Ciaffaroni? Bruno? Scandali? Smarties? 1998?”. Calmi, ora racconto.
Le 4 Squadriglie stavano vivendo avvenimenti difficili, tra cui un terribile temporale che ci spazzò via la Tenda, San Pietro che ci atterrò di peso sulla Tenda dei Leoni dopo una bestemmia di un novizio, una terribile colica che prese il sottoscritto, ma era divertente soprattutto per la distanza che ci teneva dalla Zona Capi (Flavio,
Norman, Luciano, Massimiliano), rendendo il tutto un vero campo scout di sopravvivenza. Situati nel Parco Nazionale d’Abruzzo (presenti Lupi, Orsi, Contadini), arrivò il giorno dell’Hyke di Squadriglia: Castori e Lupi partirono così per tre giorni verso la città di Collelongo. Ora io non ricordo proprio più i nomi dei monti e delle altre città, ma ho ben presente quello che combinammo in città la prima sera. Ufficiali e Sottoufficiali (io, Stefano, Michele, Mario), andarono in paese vestiti in alta uniforme e barba lunga lasciando i sottoposti nella biblioteca comunale, dove avevamo trovato sistemazione notturna, a farsi il loro risotto. C’era una Sagra della Salsiccia, a me toccò un panino enorme con dentro un pisellino di maiale di neanche 8 mesi, mentre Michele aveva nel suo un maiale intero. Facemmo conoscenza di alcune ragazze del posto, e proprio quando cominciarono le richieste di matrimonio, ci venne incontro uno scout dei Lupi che comunicò senza allarmismi: “La biblioteca è sotto il livello del mare di 1 metro”. Traduzione: siccome il risotto non si stava cocendo, i ragazzi pensarono bene di gettarlo nel lavandino del bagno e di mandarlo via aprendo l’acqua, col risultato di allagare tutto lo stabile. Scappati in piena notte, ci portammo verso i monti della zona, dove avremmo dovuto iniziare la nostra serie di percorsi da fare in prima mattinata. Ai Castori toccò un percorso rettificato, e pensai bene di farlo io lasciando le altre cose da fare agli altri. Da bravo scout, seguii la linea gialla del percorso quando ad un certo sparì del tutto. Perplesso, continuai la strada per un chilometro (o forse meno?) finché ritrovai la strada del sentiero. Era il sentiero giusto? Non lo era. Così io proseguii per circa un’ora, quando mi accorsi che poco aveva a che fare con il percorso stabilito, e mi fermai stimolato dalle voci della mia squadriglia che sentivo in lontananza. Poi la lontananza aumentò. Poi sparì. Passarono due ore, tornai indietro di corsa perché mi stavo rendendo conto che la linea gialla del sentiero non era quella giusta, ma il bello è che non trovavo manco quella sbagliata! Il tappeto della sera cominciò a sistemarsi, le pile della mia torcia ad esaurirsi, il mio stomaco a lamentarsi, gli orsi ad apparecchiare la tavola. Ormai era ufficiale: tra l’8 e il 9 agosto del 1998, un pirla di 16 anni si era perso nei monti d’Abruzzo. E peggio: vestito da scout. Buio profondo, rumori sinistri, finché feci una cosa intelligente: mi sistemai col sacco a pelo nell’unico punto illuminato dalla luna, dove i boscaioli passavano con i camion per prendersi i tronchi sistemati vicino ad una cisterna d’acqua. Quindi, la luce c’era, l’acqua per riempirmi lo stomaco pure (che tra l’altro poi scoprii non potabile). Dormite voi, a 2000 metri, nel buio fra 500 rumori diversi e animali che passavano incuriositi! Poi di botto presi sonno, fino a risvegliarmi poco prima delle sei del mattino. La Leggenda che circola attorno a questa storia riguarda proprio su questo risveglio: un orso bruno, dal peso di 500 kg, passava saltellante con il suo berretto da pastore e due cervi morti sanguinanti nella mano sinistra e un cestino per sua nonna nella sua manina destra grossa come una testa d’uomo. Mi vide, e disse, “Attento, i carabinieri!”. Così fu: un orso passò davanti a me ad una distanza di neanche due metri, raggelandomi il sangue, ma scappò come sentì i rumori del defender dei carabinieri. Era evidente che la “macchina dei soccorsi” era partita da almeno dodici ore. Non nascondo il mio imbarazzo a ricordare la storia, soprattutto quando vidi il viso spaventato di Flavio (che eroicamente prese la macchina per cercarmi; poi accese i fari) e le barzellette di Norman. Ma divenne l’argomento principe prima nelle canzoni al Fuoco di Bivacco (vincitore fu Luca, grande paroliere), e poi nei successivi mesi alle cene, nei pub.
Oh ragazzi, spero che la cosa vi abbia motivato a scrivere in futuro qualche aneddoto.